Nel variegato mondo dell’arte contemporanea italiana vi sono presenze che denotano una singolare forza di pensiero, una spiccata tensione culturale che si riverbera nelle loro opere, connotandole in modo peculiare. Gli artisti autentici sono quelli capaci di delineare un proprio linguaggio espressivo di chiara riconoscibilità. Mauro Capitani rientra certamente in questa schiera (invero non molto folta) di protagonisti “veri” dell’arte. Egli è pittore dalle eccellenti qualità tecniche e si caratterizza per un’impostazione stilistica di assoluto pregio, che traspare con palmare evidenza nelle sue composizioni, contraddistinte da una felice vena cromatica e da uno straordinario virtuosismo creativo.      


Salvatore Italia - 2002

…Così nei dipinti di Capitani si nasconde un sapere antico. Il suo operare è tipico dell’artista completo che sa combinare dal suo mondo interiore immagini e tinte che toccano infiniti approdi e stazioni, suscitando emozioni anche in chi non osa viaggiare. Dotato di una sensibilità non comune e di una solida educazione culturale, manifesta una pittura mai scontata e sorretta da una forza creativa che si eleva in accenti di spaziosità e in contrasti inimitabili, che abbracciano tutti gli orizzonti ai quali l’uomo può accedere. E’ possibile qui pensare ad un viaggio pacificatore, sottratto alla logica della violenza. Della vita, nei suoi dipinti, niente deve essere disperso e niente lo allontana da questa sua coerenza, nulla lo abbaglia o lo inganna per sospingerlo fuori rotta dalle sue fertili righe espressive…


Romano Battaglia - 2003

… Di maggior coerenza produttiva sono invece i grafismi pittorici di Mauro Capitani. Sin dagli anni Settanta Capitani appare totalmente dominato da un’irrefrenabile pulsione grafica che dal 1973 al 1978 viene coniugata con esiti impressionisti (cicli delle Spiagge e Figure), poi affidati con un certo abbandono al segnismo gestuale orchestrato in fitte giustapposizioni estese all’intera superficie, zone di fondo comprese. Nascono così scene affollate di segni che si fanno immagini e atmosfere con risultati di horror vacui sia negli inchiostri in bianco e nero(Pridie Idus, 1986; Cavaliere disarcionato, Volare per sempre, 1989) e acquerellati (Adamo vede Eva per la prima volta, 1986; Il cavallo dell’eroe che vola, Cavaliere per sempre, 1987) che negli oli (Il velo di Ino, Il viaggio di Pulcinella, Alla corte dell’Olimpo, 1984; ciclo del 1985 dell’Otello; La parata degli eroi, 1985, Cavaliere in partenza dalla città, 1988, con effetti di ‹fumi› segnici (Il paese degli arcobaleni, 1988) o di sciami (La montagna e poi il mare, 1988) e di delicati ricami (Il sogno dell’eroe che vola, 1989) di svirgolature…


Giorgio Di Genova

da”Storia dell’Arte del ‘900

Ed. BORA - 2009 Bologna

…Lo stile di Mauro Capitani, fatto di pennellate e tratteggi veloci, appare evidente in questo dipinto. Tutta l’immagine viene lasciata alla restituzione del colore che si sprigiona al centro della tela in corrispondenza della figura femminile per invadere lo spazio circostante. Un colore acceso e vibrante, quello dell’artista valdarnese, in cui i gialli e l’ocra si contrappongono ai blu dello sfondo. Il soggetto raffigurato dall’artista vive nel colore, e lo sfondo, posto come quinta scenica, può essere concepito come un oceano da cui nasce questa nuova Venere.

Il riferimento al mito appare anche in questo caso evidenziato nel titolo che l’artista sceglie di attribuire a quest’opera …


Michele Loffredo - 2003


… per poi vedere confluire, nel già tardo '900, idee, segnali, fulminate narrazioni sotto il pennello di Fernando Farulli, lungo il tratto di Bruno Innocenti densamente offerto alla forma plastica, fino alle rapidità figurali (terra, sfondi, cieli, immanenze di primi piani: costantemente una natura-corpo allarmata e sensuale) di Sergio Scatizzi, o alle vibrazioni tuttavia tenere di Gianni Vagnetti, il quale sfiora e abbandona l’eredità quattrocentesca di Soffici, a Ugo Capocchini,- dove pure l’istanza angolosa e pungente a suo modo s’incurva nel segno come nel colore - di un Maestro dei nostri giorni come, Mauro Capitani…


Rodolfo  Tommasi - 2004

… Come supporto di questa ricerca, la tecnica di Capitani mantiene il gusto degli accostamenti cromatici facendo uso di una pennellata leggera, sottile, di un segno frantumato che rivela le forme agitate da un vento fortissimo: anche una ricerca della perfezione, della preziosità di un colore cesellato e scelto con classe; una tendenza al recupero della manualità, di quel mestiere del pittore che De Chirico riteneva essenziale per non perdere di vista lo scopo dell’arte


Fabrizia  Landi - 1994

 

Quest'arte tuttavia egli la intende come “una specie di inno alla consapevolezza della propria forza” immaginativa, un esercizio del suo duttile ingegno, e una testimonianza della sua matura comprensione di uno strumento, quasi “fonetico”, di affermazione di sé, visto che la cromia  svagata dei suoi dipinti sembra volersi restituire costantemente alla specie dei suoni verbali, di cui non v'è dubbio che trae origine.


Ennio Cerrini 1988

... ed in questi recenti dipinti Capitani ci racconta la persistente attenzione per la presenza dell'uomo o per immagini da lui intraviste, rivelando maturità e padronanza professionale.

Il tocco della sua agile pennellata, sguizza, carpisce e inchioda la luce. Così nell'attimo fuggente della propria realtà vuole trattenere quei concreti frammenti di tracce colorate, che vibrano d'improvvisi bagliori. Questa sua vitale emozione basata su tale visibile realtà si precisa via via con evidenza. E' un'impressione che stimola la propria fantasia e quella dello spettatore, nella personale interpretazione della conoscenza del mondo e nella ottimistica fiducia dell'uomo.


Mo Silvio Loffredo

Firenze 1979                                                           

È certo che ci troviamo di fronte ad un artista polimaterico, dal multiforme ingegno; lo conferma anche la mostra Tra Kea e Tenedo e la sua grafica, dal ciclo artistico sempre in movimento, posta di fronte alla vita con grande disposizione d'animo, con fitti abbagli di una bellezza a non finire, nel crisma dei simboli, in un rimormorar continuo di storia, il tutto fuso in un unicum prezioso che sa creare un connubio tra pittura e poesia che avvince e convince.


Lia Bronzi   2003

... Artista celebre e senza dubbio sempre teso verso nuove ricerche, rivelandosi però un’innovatore incapace di abbandonare la tradizione, se intesa come alto livello di qualità e di fedeltà poetica...Donne vere , nelle quali Capitani sperimenta senza mezze misure il tema difficile e da sempre inquietante del nudo raggiungendo vertici di bellezza non estranea ad una cultura classica di fondo , risolta con una forza dovuta a una passione vissuta e dichiarata in libertà ... Un omaggio alla donna indagando attraverso il corpo le varie sfaccettature dell’animo femminile , “ spogliando quindi le anime e poi i corpi “ nell’intento di rappresentare “ inventrici di un piacere capace di suscitare devozione “ .


Liletta Fornasari

dalla Personale “ Ecce Donna “ 2001            

Quando parliamo di pittura fantastica spesso ci poniamo proprio di fronte al caso dell'immagine, ma non per ridurla alle dimensioni del mondo, al contrario, per convertire l'universo all'estensione dell'immaginario. Mauro Capitani opera da molto tempo in questa direzione attraverso un lavoro visionario, ricco di immagini e di segni, illuminato da un'ispirazione impetuosa tra attività onirica e comportamento controllato. Il suo operato ha sempre un senso e una lettura globale, per questo potrebbe essere difficile estrarne un esempio rappresentativo: ogni suo ciclo artistico, più o meno efficace, ha permesso lo scaturirsi del successivo.


Maurizio Vanni, 2000

Conosco da anni il pittore Capitani. Alcuni decenni di confidenza con tanti allievi, qui all'Accademia, provenienti da oltre quarantacinque paesi del mondo, mi danno la possibilità di una valutazione vicina alla realtà di questo giovane artista.

Trattasi dunque di un personaggio ove un’ardente passionalità si lega al gusto per il mestiere e ne dà una fisionomia eccezionale ed inconfondibile.


M.o Gastone Breddo

Direttore Accademia Belle Arti

Firenze 1972                                                                                                                  

Infatti il mondo che ci presentano le rapide immagini di questo pittore si stende anche alle provincie dell’irrealtà: è mobile, ambiguo, abbagliante. E questo non solo perché  le immagini sono afferrate in velocità, ma perché – in virtù di segrete corrispondenze - ogni immagine ne evoca altre, ed in ognuna l'autore impegna consapevolmente tutta la sua personalità, in ognuna sì spende senza riserve.


Vittoria Corti, 1982

Caro Capitani,

   Per quanto possa valere e senza pretesa di critica Le esprimo nell’imminenza della Mostra a Roma la mia cordiale solidarietà circa la impostazione del Suo lavoro. Dai quadri e dai disegni veduti, risulta chiara infatti, l’accettazione di quella credibilità figurativa che è stata per un certo periodo ricusata o messa in dubbio. Ma affrontare i temi, gli eterni temi e inesauribili del “figurativo”, non significa né implica affatto la rinunzia alla modernità: anzi questa viene provocata ed eccitata.

Senza addentrarci in diatribe, che a proposito di pittura ci hanno deliziato anche troppo, consideriamo i risultati del Suo impegno: essi parlano chiaro per la solidità dell’impianto e la vivacità delle soluzioni formali; sono sicuro che troveranno il consenso di quanti amano la pittura e la chiedano ai giovani, esortandoli a non disertare e a credere in quelle verità in cui credettero artisti come De Pisis, Morandi, Rosai….


Suo affezionatissimo

         Mino Maccari

Dal catalogo della Personale a Via Margutta Roma  Marzo 1980 

... Capitani vede e dipinge con un spirito profondamente personale, con tonalità cromatiche di indiscusso valore pittorico. Un tratto deciso, privo di ripesamenti, che lascia attratti.


M.o Alfonso Omiccioli

Roma 1980

Ma non c'è l'intenzione in Capitani di volere recuperare aspetti del mondo classico, per porli a confronto con i caratteri contemporanei, bensì e al di là di ciò, c'è l'esigenza di rifarsi a quei valori, in maniera quasi ancestrale, Freudiana direi, come se un invisibile cordone ombelicale ci colleghi a quel lontano mondo, carico ancora di flusso vitale e di attualità.


Domenico Pugliese 1987

…infatti, Capitani, nel suo cromatismo vivo e misurato è pittore tutto toscano, e intendo con questo ciò che di più alto e sensibile, in campo artistico, si può intendere e per quanto nel tempo, di più significativo la cultura italiana ha saputo imprimere all’arte. Potrei dire che è un Capitano di veliero proiettato su rotte anche inesplorate, senza però mai disancorarsi del tutto dalla terra che lo ha generato. Il suo è un omerico peregrinare alla ricerca di nuove scoperte da fissare per sempre.


Valter Rossi - 1993

Pittore decisamente fiorentino dunque, il nostro Mauro Capitani, e di notevole rilievo devo riconoscere, poiché i riferimenti di ascendenza ai quali mi sono sentito obbligato a ricorrere, non sono conseguenti a fattori imitativi, bensì sono estraibili per analisi da una già vasta opera il cui autore si rivela, come il sensibile catalizzatore dei momenti più interessanti ed originali della pittura in una città che, per tradizione, è il punto di riferimento, e perciò la salvaguardia di molteplici aspetti della cultura italiana.


Pier Francesco Greci

Firenze 1982                                         

. Sono, questi dipinti, come meditazioni e, insieme, ricordi, una meditazione tarda, quando - come ben dice Proust -"si è pur soli" (e forse solo allora siamo compiutamente noi stessi) a filtrare il ricordo di giorni felici: è il momento della sublimazione delle impressioni rimaste nel subcosciente a stimolare la nostra fantasia. Momento magico, in cui la nostra vita rimane allora davvero sola con la pittura; momento colmo di malinconia e di tenerezze.

E' questo l'humus ideale per la nascita di quella serie di quadri immersi, insieme con qualche dorato rimando, in un acquario di luci blu, celesti, viola, i colori del mistero per Baudelaire.


Armando Nocentini -  1983

In un mondo borghese esausto e congelato, occorre qualche guizzo vitale. Mauro Capitani è un neorealista impressionista, con Guttuso e Treccani. Pittore d'istinto nato, nei suoi quadri migliori lo stile viene superato dal sentimento e da un amore gentile, in un piglio virile e poetico. La sua ricerca continua nel tempo, ci donerà sempre di più, per una parola che vale la pena di dire.


M.o VenturinoVenturi

Loro Ciuffenna 1978


Capitani, facendoci partecipi di un lirismo espressivo, ricco di poetiche e di caratteri di tempi lontani, trasfonde nel mondo di oggi, pensieri e saggezze di popoli e civiltà che sono punti essenziali nell'evoluzione culturale dell'umanità; verità e sentimenti nati con l'uomo, poi variamente dimenticati. Le sue creazioni sono come isola serena nel mare in tempesta delle mille passioni e dono di felicità in un mondo, che non appartenendo al reale si sviluppa in altre dimensioni attraverso viaggi fantastici e pacificatori.. L'errare in questi mondi, destino dell'eroe, è concetto ispiratore di numerose opere di Mauro Capitani.


Ferdinando Donzelli - Firenze 1986



Mauro Capitani, pescando e ripescando nell'immenso deposito della memoria, coglie mille elementi immaginativi eterogenei che riesce a far convivere, nella realtà del dipinto, grazie ad una sapienza costruttiva debitrice dei suggerimenti cubisti e della simultaneità: condizione tipica, quest'ultima, dello stato di memoria, teorizzato dal Bergson ed applicato, sul piano artistico, sia dal Cubismo che dal Futurismo. La simultaneità serve a Capitani per rendere più visibile e plausibile la compresenza e la convivenza di elementi temporalmente e strutturalmente diversi i quali, nello stato mnemonico, affiorano contemporaneamente, privi di successione spazio-temporale, a livello di coscienza, collocandosi poi in quell'infinita superficie di possibilità di imprevedibilità che è la tela bianca.                           


Armando Ginesi - Jesi 1985